mercoledì 27 settembre 2017

Sabatina Napolitano e le sue composizioni "Essenziali"


Poesia o prosa? Poesia in forma di prosa, o prosa che contiene in sé l'afflato poetico?... Senza andare a scomodare il Manzoni, che nei "Promessi Sposi" sovente si accosta alla poesia, per immagini e musicalità e ritmo nella narrazione, possiamo ben dire che esempi di brani poetici strutturati in modo "prosastico" ma che mantengono il ritmo, la cadenza e le altre caratteristiche peculiari di una poesia, se ne possono trovare largamente nella produzione attuale, comprendendo anche strutture come il prosimetro, in cui c'è un alternarsi di prosa e versi.
Volentieri quindi presentiamo questi brani inediti della poetessa Sabatina Napolitano, qui proposti con il titolo "Essenziali". E si tratta proprio di un bell'esempio di poesia in forma di prosa, o se vogliamo di prosa poetica, tanto è osmoticamente intrecciata l'una nell'altra, quasi a formare l'ordito e la trama di un tessuto regolare e continuo, arricchito nella propria fondamentale struttura dell'una e dell'altra sostanza. "Essenziali" questi brani, perché essenziale è la parola su cui poggiano, su cui si fondano. Sabatina Napolitano, in questi testi, mira alla spontaneità dell'attimo rivelatore, attingendo con coraggio e perspicacia dalla profondità della sua persona. Utilizza salti di parole e di proposizioni, non tanto per spiazzare il lettore, ma quanto per un collegamento immediato tra una sensazione e l'altra, tra una riflessione/immagine e l'altra: "i poeti hanno sempre dubbi è un gioco continuo di pesci e inchiostri quando mi abbracci vinco il nulla i brividi riempiono la solitudine e diventi semplice come un uomo e abbandoni il poeta,  lasci il tempo, lo prendi, lo mastichi".
È questo raggiungere, qui e là, confini possibili per ritrovare l'"essenza" e la verità degli attimi, del tempo e della materia che nonostante tutto scivola sempre via, che connota la costruzione poetico/prosastica della Napolitano, almeno negli esempi proposti qui.
Una scrittura davvero interessante e sotto certi aspetti originale e innovativa, per l'immediatezza e per la genuinità del progetto, per la forma che abbandona la classica espressione in versi, proponendo una modilità più diretta e coinvolgente.

Ed ora, come sempre, lasciamo al lettore affezionato e interessato, eventuali altri commenti e/o riflessioni su questi scritti di Sabatina Napolitano, alla quale siamo grati per averci dato l'opportunità di conoscere e apprezzare ancora di più la sua attività poetica.


ESSENZIALI

QUANDO SCRIVIAMO POESIE

quando scriviamo poesie disegniamo linee su fogli e quando le leggiamo come in un laboratorio di parole e legni, le nostre sono tensioni di ossigeno, orgasmi, quelle di Kandinskij sembrano cellule: i poeti hanno sempre dubbi è un gioco continuo di pesci e inchiostri quando mi abbracci vinco il nulla i brividi riempiono la solitudine e diventi semplice come un uomo e abbandoni il poeta, lasci il tempo, lo prendi, lo mastichi. E io, analitica, voglio generare luoghi sulla carta, formarci insieme, scrivere le variabili, misurare le voci e qualsiasi caldo del mio più freddo, del mio necessario organismo, tu lo elimini: cancelli il vetro, e il tuo verso segue il mio. Esordiamo così teneramente tutti gli istanti, aspettiamo il penultimo rialzarsi stiamo in macchina a guardarci sollevare, e ti dico: la logica, i segni, le cifre, trascini il pollice dei giorni che vengono dopo, giochi col mio collo, non ci sono più visioni, tu le superi tutte nelle mie parole che si rotolano nell’acqua, le guardo cadere sotto la tua gola. Tutti cercano ancore, io la trovo per caso ogni volta che ci parliamo e mastichiamo non è prendere ma accomodarsi e sono gli occhiali, sono i libri, è quando mi dici sei bella, attraversi gli anni.


NON SEI PIU' NEI FOGLI

negli anni le lettere si appellano al tempo le tue si rivelano come un vocabolario, annoto i vari effetti di luce davanti a me come specchi, superate le visioni che ci fondarono aperti nel fango, e la mia voce come un tonfo continua a incontrarti. L’amore è questo viaggio che ci dà del tu e che chiamiamo per nome. Non sei più nei fogli. Non sei più nelle lettere o vicino alle lettere. Metto le parole più vicine al tuo corpo. Questa sera le geometrie del tuo viso a metà tra l'incarnato e la luce capitano in me senza filtri a dirti mio un moto da consumare sulle tue spalle.


IL DIALOGO SOSPESO

non siamo più eroi a parlare del tempo ritornare all’occasione della genesi, posiamo gli occhi su una idea che sorge da un tronco. Scrivono i nostri nomi in cifre millesimali, avremo tempo per far chiare le immagini a guardare la lancetta porsi domande. E sollevata la fronte parleremo al dialogo sospeso come se la nostra fosse una apertura più in là da ogni dubbio quando nel silenzio t’addormenti e ora ti svegli non per gelosia, non perché è scritto in una poesia in un dopo che ti guarda senza il tempo di capire quando sprofonda il sonno immediato respirando forte ancora nel silenzio, il corpo fuori dal tempo ci dice equidistanti e la sera ci interroghiamo seguendo i movimenti del mistero e ci auguriamo nel giorno nei suoi teoremi che non avesse condiviso con noi la vita e guardiamo le scene come se si muovessero definite mettendo tempo dentro il tempo senza avere fretta senza motivo.


SINCERO

non mi copro più al tuo essere sincero da terra sollevo una giacca respiro fino a guardarla lasciata in macchina dimenticata in locali e la vita scorre, guardiamo la nascita da un balcone, era ora di mutare le cose dette e quelle non dette era ora che un’impronta sprofondasse come pioggia fitta. Al confine delle cose riempiamo una risposta chi siamo io e te una domanda ci stringe non ti somiglierò mai alle ombre mai più i miei seni saranno porti di freddo dentro dove puoi scordare te stesso questa mattina provare ad aprire una strada al vuoto scovarla prima di salpare e prima di saltare in respiri sradicati. Questa mattina mi dimentichi poi poco dopo il caffè mi ricordi e fingi di dimenticarmi per prendere i tuoi discorsi mentre preparo da mangiare. E girare per il corridoio, giocare a nascondino giocare a guardarci allo specchio. Ti imparo ogni mattina così come corpo mentre mi tieni per le caviglie. Siamo anche oggi il rifugio, la calce, ad infilare crune raccogliendo la luce, cucendo la luce.


AL MUSEO


nelle lenzuola c’è un biglietto per il museo. Il caos prende le forme delle tue promesse le inanella mi dici di fermare una poesia la felicità è nostra, è mia in prima persona, scrivono poesie di eventi, non essere la libellula ma il cumulo dei sensi è la strada delle attese. Le scene galoppano, le chiese hanno silenzi, le macchine, la gente corre. Motorini. L’abisso è il meraviglioso fiume degli anni danzano cigni nel disimpegno, dire che siamo ispirati quando l’ispirazione è la vita. Le grandi illusioni ti chiudono alla fede, come sa amare Montale ripristinare una sottile stagione.


UNA SERA AL PORTO

andiamo a una mostra: ci sono orme leggere qualcuno legge una poesia che non è letta. I fenicotteri dicono che la storia rientra. La prima tenerezza suona gli elementi fa venire il mal di fava. Pioppi alle finestre si incastrano agli alberi delle barche come aghi cuciono le cime degli alberi incastrati alle cime delle barche risuonano di archi gialli. Alcune luci sono grappoli d'uova le tue dita digitano orme a riempire finestre quando gli alberi delle barche come punte di piramidi si intersecano a cazzare andature prima di controllare lo spartito come lo spartiacque delle tue mani a rollare controvento con te che cammini avanti a me dopo una caduta e la natura è il molo verde da una finestra come un oblo la luna ci accompagna a casa, tu guidi le tue onde sono in ascissa zero. Eccola la luna, era dietro al monte che ora è dietro la luna ci accompagna così come una virgola. Coito interrotto a vita. Non conosco il morire, le indicazioni sono pelle. Che il respirare è la nostra casa, le carte al monte indicavano l'infinito, le promesse indicavano specchi concentrici di onde di circuiti. Sei bello quando sei lento. Mi baci la schiena. Le barche respirano in un ventre sono tutte vive.


Sabatina Napolitano, nata nel 1989, è vincitrice di numerosi concorsi nazionali per la poesia singola e per la poesia edita. Ha pubblicato: "Metastasi di autonomia" (La Scuola di Pitagora editrice, 2011); "Tango per cigni neri" (Il saggio editore, Eboli, 2013); "A briglie sporche" (con Paolo Bigotto) (Menna editore, Avellino 2013); "Poesie d'amore" (La Scuola di Pitagora editrice, 2015). La raccolta "Negli incastri degli orologi" è stata premiata da Fara Editore; alcuni testi sono on line sul sito della stessa casa editrice.

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