martedì 20 dicembre 2011

Raffaele Urraro: un ragazzo scalzo nel cortile

Esser poeti non significa trastullarsi con il verso o realizzare assonanze o meravigliare il lettore con belle rime e paroloni inconsueti. O, almeno, non è soltanto quello. Lo studio e la ricerca quasi certosina della parola giusta al momento giusto per la situazione giusta, una ricerca che sovente va al di là del materiale lessicale a disposizione (quante volte il poeta si "dispera" perchè non riesce a trovare la giusta parola, la giusta espressione per descrivere, illustrare quello che percepisce, sia all'"esterno" che all'"interno" di sé?...), rende il poeta autentico, quello con la P maiuscola, tanto per intenderci, un paladino della letteratura, colui che è non solo il difensore, ma l'"alimentatore" (mi si lasci passare il termine non proprio grazioso, ma certamente consono) della lingua, per il suo mantenimento e arricchimento continuo. E Raffaele Urraro è proprio uno di questi Poeti, con la P maiuscola, per l'appunto, perchè la sua opera e la sua attività è imperniata essenzialmente nella ricerca lessicale. Una poesia che nasce dal cuore, senza dubbio, quella di Raffaele Urraro, ma che viene rielaborata dall'intelligenza creativa, e che è capace di affrontare i temi più disparati: dal sociale al politico, dall'impegno civile all'introspezione, al racconto familiare. E sempre con un inconfondibile stile equilibrato, privo di inutili fronzoli o decadimenti nel banale.
Riportiamo qui di seguito alcuni esempi della sua "vena" poetica, lasciando al fine lettore un ulteriore commento.

(Da "Ero il rgazzo scalzo nel cortile")

In ogni mia poesia

in ogni mia poesia
ci sono io
io che m'invento ogni giorno una vita
io che cambio come cambia il sole
che è sempre lo stesso
che è sempre diverso

però in ogni mia poesia
ci sei anche tu
con i tuoi giorni
e i tuoi momenti
perchè la mia vita
è legata alla tua
dalla catena delle cose
perchè una storia
non è soltanto una storia
ma un piccolo frammento
della trama che involge
il destino di tutti

cosmica simpatia
: è questa la legge dell'universo
  dove una vita è una vita
  che si muove e frena
  seguendo gli stimoli del mondo
  e tu non potrai mai dire
  - come si dice -
  lasciatemi scendere
  che mi gira la testa

*

la singer della mamma

la singer della mamma
cominciava la sua lunga giornata
troppo presto molto prima che
sorgesse il sole

il rumore troncava di botto
i miei sogni prossimi all'alba

la singer arrancava
sotto il piede stanco di pigiare
la sua rabbia al pedale
e dalle mani di mamma uscivano
pantaloni confezionati
alla bell'e meglio

era il tempo del dopoguerra
e tutto serviva per uscire
dal buio della storia
e ritrovare un altro senso della vita

*

ero il ragazzo scalzo nel cortile

ero il ragazzo scalzo nel cortile
che giocava con la trottola
e le sfide le perdeva tutte

non ricordo di aver vinto
neanche una volta
: la mia trottola ne usciva
  sempre malconcia
  ed io mi allontanavo col broncio
  giurando improbabili rivincite

*

(da "Poesie")

rimbalzano le mie parole  

rimbalzano le mie parole
dalla terra di creta
al cielo di cristallo
e non trovano nulla
: trovano soltanto
  il silenzio dell'assenza
  ombra grigia
  che pigia le nevrosi
  del sogno

l'uomo è solo
con la mente che vola e che s'impiglia
negli spazi frantumati del nulla
e il silenzio squarcia
le pareti di pietra

è un silenzio impalpabile
come tenebra oscura
sotto le dita dell'anima

solo la parola
può uccidere il silenzio
e se svanisce nel nulla
resta l'eco trasportata dal vento

*

(Da: "La luna al guinzaglio")

IV

anche stanotte spremo la parola
per dire il mondo che circonda
la mia anima malata
e mi guardo nelle tasche
per trovare una parola dimenticata
ma trovo solo il segno che tradisce

mi pervade perciò la mia paura:
della morte delle mie parole


I testi sono tratti dai volumi: "La luna al guinzaglio", Loffredo Editore, Napoli, 2001; "Poesie", Marcus Edizioni, Napoli, 2009; "ero il ragazzo scalzo nel cortile", Marcus Edizioni, Napoli, 2011.

Una riflessione di Raffaele Urraro sulla poesia:

Che cos’è la poesia?
La poesia è artificio della mente. Non perché essa sia il frutto di un’esclusiva produzione razionale, ma perché il poeta, sempre, è portato a razionalizzare tutti gli stimoli, le emozioni, i rapimenti dell’animo, le sensazioni del suo corpo e, in generale, della sua fisicità e della sua materialità, operazione che avviene attraverso la mente. È la mente del poeta che sistema e struttura l’artificio, componendo e componendo nel suo laboratorio tutti gli elementi preformali dei suoi contenuti. È la mente che crea l’artificio, anche se esso sgorga e zampilla da mille fonti nella sua genesi prima, che per molti aspetti resta misteriosa e stravagante per lo stesso poeta.
(da Raffaele Urraro, Il destino della Gorgonia, Loffredo, Napoli 1991, pag. 83).

Raffaele Urraro è nato e vive a San Giuseppe Vesuviano. Laureato in Lettere Classiche presso l’Università “Federico II” di Napoli, dove ebbe maestri Salvatore Battaglia e Francesco Arnaldi, dopo aver insegnato Italiano e Latino nei Licei, ora si dedica esclusivamente al lavoro letterario. Giornalista pubblicista, collabora come redattore alla rivista di letteratura e arte Secondo Tempo con saggi sulla poesia moderna e contemporanea, recensioni e articoli di varia natura. Suoi interventi critici sono presenti anche in altre riviste, come La Clessidra, L’Immaginazione, Capoverso, Sìlarus.
Raccolte poetiche pubblicate: Orizzonti di carta, San Giuseppe Vesuviano 1980, poi Marcus Edizioni, Napoli 2008; La parola e la morte, Loffredo, Napoli 1983; Calcomania, Postfazione di Raffaele Perrotta, Loffredo, Napoli 1988; Il destino della Gorgonia – Poesie e prose, Loffredo, Napoli 1992; Anche di un filo d’erba io conosco il suono, Prefazione di Ciro Vitiello, Loffredo, Napoli 1995; La luna al guinzaglio, Saggio critico di Angelo Calabrese, Loffredo, Napoli 2001; Acroàmata – Poemetti, Loffredo, Napoli 2003; Poesie, Marcus Edizioni, Napoli 2009; Ero il ragazzo scalzo nel cortile, Marcus Edizioni, Napoli 2011.
Ha inoltre pubblicato, in collaborazione con Giuseppe Casillo, molte antologie di Classici Latini commentati secondo moderni metodi esegetici, edite dall’Editore Loffredo di Napoli, per i Licei Classici, Scientifici, Linguistici e Socio-Psico-Pedagogici, e, per l’Editore Bulgarini di Firenze,  una storia della letteratura latina.
Per la saggistica: Giacomo Leopardi: le donne, gli amori, Olschki editore, Firenze 2008; La fabbrica della parola – Saggi di poetologia, Manni Editore, San Cesario di Lecce.
E' inserito nell'Antologia "Attraverso la città", Scuderi Editrice, 2011, curata da Giuseppe Vetromile.

5 commenti:

  1. Nei versi di Raffaele Urraro è evidente la sua volontà di far coincidere realtà e poesia, e cioè di far tutt'uno del fatto e della sua rappresentazione,nel tentativo, memoriale e poetico, di recuperare ogni esperienza vissuta ( e reputata degna di interesse) per comunicarla tal quale al lettore, e quindi con il suo carico di immediatezza e di icastica freschezza.Per raggiungere tale obiettivo, Urraro continua il discorso cominciato tanto tempo fa da Saba, quello di usare le parole "senza storia", quelle cioè comuni, quotidiane, ma che, appunto per questa loro peculiarità, si legano con immediatezza, forza, concretezza alla vita vera e profondamente vissuta. Così i versi di Urraro vengono incontro al lettore con disarmante pulizia e chiarezza. Ma farebbe un grave errore chi se ne facesse sfuggire la portata semantica e la quasi biblica pregnanza.
    Pasquale Balestriere

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  2. Questa è la poesia che amo davvero, un poeta che non si sporca le mani con la quotidianità e con le le faccende umane non è, a parer mio, un vero poeta ma un mero selezionatore di parole in bella forma. Non conoscevo questo autore e leggerlo oggi è stata una bella scoperta, mi sento spesso un'anima affamata e con questi versi oggi mi sono sfamata un po' . I miei complimenti vanno a questo autore e naturalmente a questo bel blog che seguo da poco e già mi piace.

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  3. Ringrazio la gentile e brava poetessa Junipericetree per le parole di elogio e di incoraggiamento nei confronti di "Transiti Poetici", e per il graditissimo commento ai testi poetici di Raffaele Urraro. Tanta sensibilità ed anche entusiasmo e competenza letteraria, in un periodo così grigio sotto tutti i punti di vista, non può che rallegrarmi. Invio da qui alla poetessa Junipericetree i miei saluti ed auguri più cordiali, promettendole di andare a leggere ancora una volta i suoi bei componimenti sul suo Blog.
    Giuseppe Vetromile

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  4. Una scelta lessicale senza orpelli è il medium diretto ed immediato per comunicare la solitudine dell'uomo di oggi, circondato da silenzi che solo la parola può tentare di infrangere. La parola! Per il poeta, un'icona che si fa parlante, un flash che si fa passato e corre a rivisitare momenti della fanciullezza; momenti magici che ricreano i silenzi sul filo di una ricordanza, che è di irrecuperabile felicità.
    Anna Gertrude Pessina

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  5. Una poesia che non si autocelebra, non pretenziosa ma semplice e asciutta. Più che creare artifici, quella di Raffaele è una parola che ricerca il poetico che c'è nelle cose.
    Il colore narrativo dei testi resta ben impresso nella memoria con la sua personalità. Emerge dai versi un grande senso della misura, inteso non solo come cifra stilistica, ma anche come attitudine morale.

    Federica Giordano

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